martedì, novembre 22, 2011

L'utopia della riforma della giustizia con una bacchetta magica

Leggo che Giovanni Canzio, presidente della Corte di appello di Milano, ipotizza la possibilità, con una semplice legge, e non con una riforma "epocale", di riformare parzialmente la giustizia “sterilizzando la prescrizione”, fermarla cioè dopo il verdetto di primo grado.
Alcuni commentatori hanno appoggiato tale ipotesi come risolutiva per i problemi che affliggono il nostro sistema giudiziario, altri hanno messo in luce come una norma di tal fatta, isolatamente inserita nel contesto attuale, potrebbe rendere la giustizia assolutamente teorica in quanto, una volta ottenuta la condanna in primo grado e quindi ottenuto la procedibilità ad libitum su un imputato, potrebbero verificarsi casi di rinvii ripetuti e non messa a ruolo nei gradi successivi per la cronica mancanza di personale e risorse, nei casi in buona fede, e per attendere tempi e leggi migliori in altri, mantenendo l'esecutività della condanna sospesa.
Purtroppo in questo campo le ragioni (e i torti) sono da ogni parte, per cui non esiste un singolo provvedimento che possa agire come un lievito, o se si vuole come un catalizzatore, per mutare l'essenza di questa nostra giustizia malata. Ci sono magistrati attivi, coerenti con la loro missione e il dettato costituzionale e ci sono magistrati immersi nella melassa della "classe dirigente" locale e nazionale che non possono (non vogliono?), liberarsi dai legami con essa. Quante volte importanti processi si sono arenati nel "porto delle nebbie" (il palazzo di giustizia di Roma)? Quante volte la Corte di Cassazione ha bocciato sentenze su cavilli rivelatisi poi inconsistenti? Quante volte dei magistrati hanno formalmente emesso condanne esemplari, ma sostenute da motivazioni che sembravano fatte apposta per essere bocciate appunto in Cassazione, mentre la prescrizione avanzava? Quanti sono i Palazzi di Giustizia sotto organico? Quanti sono i banchetti e le cerimonie a cui partecipano i dirigenti di Procure e Tribunali, immergendosi in quella melassa di legami informali con politici e imprenditori, che sarà poi difficile perseguire con afficacia e imparzialità quando delinquono, e purtroppo pare che lo facciano spesso? Questo non vuole dire che non si possa fare niente, da qualche parte bisogna cominciare, ma non si pensi di cavarsela con così poco, un articoletto di legge sulla prescrizione, bisogna rendere responsabili i giudici per errori ed omissioni, se non civilmente, almeno dal punto di vista di carriera, invece allo stato dei fatti i casi di magistrati puniti dal CSM sono, diciamo, esigui, per carità di patria. Capitolo a parte per gli avvocati, che andrebbero puniti già soltanto per il tentativo di applicare strategie dilatorie, che appunto questa proponenda norma renderebbe inutili (per il cliente) oltre la prima istanza, salvo il caso, ovviamente, di cliente facoltoso e anziano, che potrebbe in ogni caso riuscire ad arrivare a fine vita senza vedersi limitare la libertà, ricorrendo a tutti i gradi di giudizio. Da qui la necessità comunque di porre freno alle tecniche dilatorie nei processi.
Nell'amministrazione della giustizia, come nell'insegnamento, come in ogni altra parte della pubblica amministrazione, andrebbe applicato il criterio del controllo da parte dell'utente, le grandi aziende serie hanno dei sistemi per controllare l'efficacia del loro apparato nel soddisfare le esigenze del cliente, in tutti i campi della pubblica amministrazione bisognerebbe trovare il modo di valutare l'efficacia del servizio e di chi ci lavora.
Ovviamente è particolarmente difficile trovare il modo di valutare il lavoro di un magistrato, ma sarebbe possibile mutuare alcune metodologie di valutazione dalla scuola, ad esempio la valutazione da parte degli utenti a distanza di alcuni anni dal servizio prestato, quando si siano almeno parzialmente sopite le emozioni di eventuali valutazioni negative o condanne e comunque, naturalmente occorrerebbero numeri sufficentemente grandi per effettuare valutazioni valide.
In ogni caso è assolutamente necessario che chiunque sia sotto il controllo di qualcun altro e che gli utenti siano in tale circuito.

giovedì, novembre 10, 2011

Mario Monti sarà uno statista o addirittura un eroe?

Come illustra bene Piergiorgio Odifreddi qui la nomina di Mario Monti contraddice la lettera della Costituzione che indica come possibili nominati senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica chi abbia "illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario" non mi risulta che sia il caso di Mario Monti.

Forse, in un momento così difficile, il Presidente della Repubblica ha pensato che, come accadde per un governo Prodi, se non vado errando, anche un voto di un senatore a vita possa determinare la sopravvivenza di un governo, ma una cosa è la sopravvivenza, altra la sua efficacia.

Se Monti ha una concezione della politica alta, come richierebbe il momento per sostenere l'incarico di cui si parla, dovrebbe, a mio parere, rifiutare la nomina, credo che abbia pensioni, emolumenti e capitali sufficenti per vivere con agio, non credo che gli necessiti questo introito, quindi dovrebbe con questo gesto segnare la discontinuità con il passato, tanto per avere un minimo di credibilità di fronte agli italiani, cui dovrà far digerire, probabilmente, le medicine che prescrive l'ideologia dell'ambiente da cui proviene.

Se Monti invece avesse una tempra da statista si muoverebbe coraggiosamente contro gli sprechi, ma anche contro la finanza e le sue speculazioni, contro i paradisi fiscali in cui società e privati occultano i loro profitti evadendo, o eludendo, le tasse, senza curarsi di un suo eventuale futuro politico.

Se Monti avesse tempra d'eroe metterebbe mano agli ordini professionali, eliminerebbe i notai (in molti paesi non esistono) e liberalizzerebbe le licenze dei taxi.

Se Monti avesse istinti suicidi semplificherebbe la legislazione fiscale e renderebbe inutile il ricorso ai commercialisti per il 90% degli italiani.

Io, nel mio piccolo, mi auguro che sia almeno uno statista, ma sogno che sia un eroe.

mercoledì, novembre 02, 2011

Tempismo nuclearista

In questo post Sylvie Coyaud, il 31 Ottobre, scriveva un aggiornamento sulla centrale di Fukushima, un commento, a firma Luca Bertagnolio - Futuro Nucleare, plaudihttp://www.blogger.com/img/blank.gifva la scientificità e correttezza dell'articolo, con 4 osservazioni che bisogna leggere 8-).

Io non ho nessuna formazione di fisica nucleare, ma alcune di tali osservazioni mi sono sembrate azzardate, così ho fatto un commento ironico sulla conoscenza di ciò che stava avvenendo nel nocciolo da parte del sig Bertagnolio, purtroppo stamani i media mi hanno dato ragione proprio sul punto cardine: si sospetta che nel nocciolo del reattore due si sia sviluppata una reazione di fissione (più o meno breve) e che questa abbia causato la liberazione di Xeno 133 e 135 (gas con tempo di decadimento assai breve, meno di 6 giorni uno e meno di 10 ore l'altro) che sarebbe, di tale recente fissione, un indice piuttosto sicuro.

Io non ho sfere di cristallo per sapere cosa sia accaduto, stia accadendo o possa accadere in quei noccioli, più o meno fusi, ma che si picchino di saperlo codesti nuclearisti, non può che fare sorridere chi, come me, non è stato abbastanza amato dagli dei da morire giovane.