venerdì, febbraio 03, 2012

L’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e il professor Monti.


 Quanti commenti inutili o a tesi si sono letti o visti o sentiti in questi giorni, l'articolo 18 non vieta assolutamente di licenziare in caso di diminuzione delle necessità di personale in azienda, vieta solo le discriminazioni politiche sociali, razziali o sindacali, cioè il licenziamento senza giusta causa di un lavoratore.
 La Fiat, che ha voluto fare da apripista in questa conterapposizione tra lavoratori e aziende, ha una lunga tradizione di comportamenti antisindacali, di discriminazioni politiche e sindacali tra i lavoratori, che sono state  attuate con la complicità dell'apparato politico, poliziesco e giudiziario nel secolo scorso, questa è solo una seconda puntata o, meglio, un remake del terzo millennio.
 In Italia, con la complicità delle "anime belle" del riformismo "progressista", si è avviata, con la scusa della elasticità produttiva, che avrebbe dovuto rispondere alla dinamica economica che conseguiva alla globalizzazione, l'era dei contratti atipici, ma senza quei "paracadute" sociali e quelle garanzie retributive che avrebbero potuto giustificare una simile scelta, il risultato è sotto gli occhi di tutti: aziende in perenne affanno, clienti insoddisfatti, le società in mano a manager che pensano solo alla capitalizzazione di borsa nel breve periodo e alle loro stock option.
 Chi era il mito dei giornali una decina di anni fa? Soggetti come franco Tatò, il tagliatore, e tanti altri lo hanno seguito sulla strada delle esternalizzazioni e delle assunzioni brevi o brevissime con contratti di apprendistato che non venivano mai “consolidati” e ora addirittura con i continui ricambi di stagisti, ma possono reggersi le aziende in queste condizioni?
 I lettori che lavorano con cognizione del loro ruolo nell’azienda, non hanno bisogno della mia risposta, la conoscono e combattono da tempo con la continua formazione di nuovo personale, che non si riesce mai a completare.
 Solo coloro che dal transuranio cadono a Palazzo Chigi e nelle sedi dei vari Ministeri, possono esprimersi con la leggerezza che abbiamo sentito ultimamente da parte di numerosi esponenti di codesto Governo.
 Qui si può leggere un piccolo esempio di quella che è la realtà, diffusa, delle aziende, che appaltano il lavoro interno a cooperative non di rado costituite ad hoc, abbiamo bisogno di più tutele, non di meno, basta funerali per morti “bianche” o processi dopo decenni per lavoratori uccisi da malattie professionali su cui gli enti preposti hanno chiuso entrambi gli occhi.
 Ultima nota: che esperienza di precariato ha il professor Monti per esprimersi su tale argomento con questa leggerezza?

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