mercoledì, dicembre 15, 2010

Duracell o Mollacell?


Ecco la foto di una pila Duracell che mi ha rovinato una macchina fotografica, si vede bene la scadenza: Marzo 2013. Non ho voglia di fare una causa alla Duracell, ma mi sembra utile dire a tutti che non importa di che marca siano le pile, meglio estrarle e controllarle tutte le settimane e toglierle se non si usa l'attrezzo per più di qualche giorno, naturalmente è meglio conservarle in un contenitore di plastica per evitare che rovinino mobili o cassetti.

mercoledì, dicembre 08, 2010

Camminando per lavorare a km zero

Noi camminatori, pedoni o pedanti, che li si voglia chiamare, siamo l’ultima “non ruota” del carro, fuori dalle città le strade non hanno assolutamente più banchine calpestabili, invase come sono da rovi e immondizia, nei centri storici “pedonali” ad es. a Milano le bici dei frettolosi ti saettano intorno, a volte scampanellando, più spesso con un inquietante fruscio tecnologico, anni fa mio padre fu ridotto in mutande da un ciclista, sul marciapiede, che impigliò il suo freno in una tasca dei suoi pantaloni stracciandoglieli, dovemmo rinunciare a pranzare fuori e tornammo a casa.

Io sono un ciclista occasionale e non nascondo che circolo sui marciapiedi, con calma e dando sempre la precedenza ai pedoni, mi rendo conto che sono un ospite, che in caso di scontro io ho del ferro con cui ferirlo, lui non ha che un armatura di panno e soltanto d’inverno, chi circola in bicicletta in città perché ha fretta dovrebbe almeno astenersi dal transitare sui marciapiedi e contromano sulle strade.

Certo, circolare in bicicletta è meritorio dal punto di vista ambientale, ma questo non concede dei bonus da spendere stressando i pedoni, nè la quantità di stress e di frustrazioni, che i ciclisti accumulano a causa dei mezzi a motore e della scadente manutenzione delle strade (tombini infossati e buche profonde) li autorizza a rivalersi sui pedanti.

Viva le scarpe e viva i piedi.

Si parla tanto di prodotti, alimentari, e non a chilometri zero, ma ci sono molte misure che la politica potrebbe prendere in diversi campi per contribuire anche a sviluppare il lavoro a km zero, ad es. diminuire o addirittura annullare la tassazione sulla compravendita di immobili per avvicinarsi al posto di lavoro, o diminuire le tasse sugli affitti per chi affitta a studenti di università vicine, al contrario si potrebbero aumentare le tasse per le aziende che allontanano la sede di lavoro dal bacino lavorativo cui fanno rifermento.

Il flusso di mezzi che intasano le tangenziali dei centri urbani nei due sensi, conducendo al Nord a lavorare chi vive al Sud e viceversa o tra l’Est e Ovest è in massima parte un costo enorme e inutile per la collettività, non solo in costi diretti di manutenzione stradale e di aumento di tempi di percorrenza anche per i mezzi commerciali, industriali e di soccorso, ma indirettamente in termini di danno alla salute e di costi connessi a causa dell’inquinamento e degli incidenti, ma anche in termini di aumentati costi di assistenza ai bambini e agli anziani a causa degli aumento dei “tempi di lavoro lordo” (considerando in essi tutto il tempo trascorso fuori di casa oltre che per lavorare anche per andare e tornare dal lavoro), solo politici e d economisti miopi, possono non vedere l’enorme guadagno che potrebbe avere la collettività da misure concrete a favore del “lavoro a km zero”, anche se dovessero, queste misure, consistere in sostanziose riduzioni dell’introito fiscale a breve termine, a lungo termine si tratterebbe di un miglioramento della qualità della vita, sia in termini fisici che psichici dei cittadini, di un aiuto concreto alle famiglie e alla loro coesione, indirettamente tutto ciò potrebbe portare a un notevole risparmio di spesa per lo stato e gli enti locali quindi a migliorare il bilancio nel complesso nonostante la diminuzione dell’introito fiscale,

mercoledì, luglio 28, 2010

Anche l'Ondbusman Bancario non è chiaro a cosa serva.

Doppia imposizione sui Titoli di Stato della Spagna prosegue l'avventura per ottenere il rimborso.
Un mese e mezzo dopo la mia raccomandata con cui chiedevo l'intervento dell'Ondbusman, la segreteria tecnica di questo ente mi rimanda cortesemente la documentazione inviata, scrivendo che, dallo scorso anno, per questo tipo di problemi bisogna rivolgersi alla Camera di conciliazione e arbitrato della Consob, naturalmente le banche non hanno dato alcuna pubblicità alla cosa, così ho perso tempo e danaro, naturalmente infatti, la Camera di conciliazione accetta soltanto comunicazioni scritte e per avere certezza che le abbiano ricevute, non c'è che la raccomandata con avviso di ricevimento.
Intanto che aspetto una loro risposta, sono andato a ritirare il certificato di residenza fiscale richiesto il 6 Luglio all'Agenzia delle Entrate di Milano 4, mi avevano detto che sarebbe stato pronto in una settimana, ho lasciato passare 20 giorni, sarà pronto, no, pare che la mia pratica non si trovi più.
Per fortuna nel pomeriggio mi telefona l'impiegato, la pratica è stata ritrovata, domani posso andare a ritirarla.
Se fossi un dipendente, pagato anche solo 8 € all'ora, fino a questo punto, tra mancato guadagno e F23 e marche da bollo, la cosa mi sarebbe costata oltre 165€, l'avventura prosegue...

mercoledì, luglio 14, 2010

Link per la mia vetrina di libri

Ecco sei dei libri che ho recentemente revisionato per la pubblicazione.
-Un volume contiene due romanzi brevi sulle disavventure di un tolettatore di cani alle prese con agenti segreti e malavita.
-Un volume raccoglie buona parte della mia produzione di racconti, i soggetti e gli stili sono difformi, dall'avventuroso all'erotico, ma non solo.
-Un volume, di oltre trecento pagine, presenta quasi tutte le poesie, scritte in oltre trent'anni, secondo un criterio rigorosamente cronologico.
-Un volume sceglie, invece, solo le poesie che potremmo definire civili, testimonianze dei tempi, momento per momento.
-Un volume, al contrario, rappresenta le poesie ispirate dalla osservazione di un oggetto, un panorama, un fatto, si tratta delle poesie meno legate alla contingenza, forse, anche se a volte un piccolo particolare rimanda a considerazioni più generali.
- Un breve volumetto, infine, è dedicato al rapporto tra genitori e figli, all'essere genitori, all'essere figli e alle devianze di questo rapporto, ora e sempre.
É in preparazione una scelta delle poesie a ispirazione più prettamente amorose ed erotiche.
"Menù d'amore", opera poetico-erotico-culinaria, stampata in copia numerata, acquerellata e firmata dall'autore è invece richiedibile direttamente all'autore, i tempi di consegna sono di circa tre mesi.

venerdì, giugno 25, 2010

Come fregare i risparmiatori italiani tasse al 31,5% sui titoli di Stato della Spagna

Ho già accennato in precedenti post al problema della doppia tassazione dei titoli di stato della Spagna in Italia, la beffa prosegue.

Mi sono rivolto al Consolato di Spagna a Milano per sapere almeno a chi dovevo rivolgere la domanda per avere il rimborso della tassa spagnola essendo un non residente, ma mi hanno risposto che loro si occupano degli spagnoli non degli italiani. Evidentemente non rientra nei loro compiti la tutela del buon nome del paese, non si occupano di “pubbliche relazioni”, mi hanno cortesemente dato un pezzetto di carta con l’indirizzo del Ministero delle Finanze spagnolo a cui avrei dovuto rivolgermi, in spagnolo, per avere chiarimenti, oppure avrei potuto contattare un avvocato fiscalista in Spagna (per un centinaio di euro!), su mia insistenza mi hanno fornito, sullo retro dello stesso foglietto l’indirizzo email del Consolato d’Italia a Madrid.

Il Consolato d’Italia a Madrid mi ha risposto prontamente che loro non si occupano di questioni fiscali e mi hanno fornito l’URL del sito del Ministero delle Finanze spagnolo che, naturalmente, ha solo parziali verisoni in inglese, francese e tedesco (oltre che in gallego, catalano ecc.).

Ho avuto la soddisfazione di trovare conferma al fatto che la legge spagnola, oltre alla convenzione italo-spagnola contro la doppia imposizione fiscale, dice che i miei titoli, intestati a me, che non sono residente in Spagna, sono esenti dalla tassazione spagnola, anche se dovrei fornire ogni anno un certificato di residenza fiscale, ma non sono riuscito a capire a chi dovrei inviare tale certificato, anche ammesso che riesca a scoprire chi in Italia dovrebbe fornirmelo,

Intanto sono riuscito a prendere un appuntamento con l’Agenzia delle Entrate per metà Luglio, anche se la mia domanda non rientrava in nessuna delle casistiche per le quali era possibile prendere un appuntamento, chissà forse troverò qualcuno di buon cuore…

Per ora la morale mi sembra una sola l’Europa delle burocrazie è di là da venire, d’altronde come dare torto a questa gente, un Europa unita farebbe un sacco di disoccupati tra diplomatici e addetti vari.

Intanto rimane incotrovertibile il fatto che una banca come Webank (gruppo B.P.Milano) che vende a ignari clienti titoli siffatti, sapendo che non darà loro alcuna assistenza, non si comporta con loro come con dei clienti, ma come con dei “polli” da spennare.

venerdì, giugno 18, 2010

Ecco un facsimile della lettera che ho inviato all'Ombudsman-Giurì Bancario da parte di chi sia stato come me turlupinato da Webank. Non chiedo diritti d'autore. Evidentemente potete correggierla e modificarla come credete.
AUGURI A TUTTI.

Data

Spett.
Ombudsman – Giurì Bancario
Via delle Botteghe Oscure, 54
00186 Roma
Il sottoscritto Xxxxxxxx Xxxxxxx, residente in Via Xxxx Xxxxxxx, YY cap YYYYY XXXXXXXX tel. YYY-YYYYYYYYYY titolare del conto corrente numero YYYYYYYYYYYYY presso la banca WeBank S.p.A. -Gruppo Bipiemme
Via Massaua, 4 - 20146 Milano, IBAN: ITYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY,
dopo numerose e-mail e telefonate, ha inoltrato in data YY Xxxxxx 2010 un reclamo all’Ufficio reclami di tale banca del quale allega copia fotostatica.
Poiché il reclamo in oggetto non è stato accolto in tutto o in parte dalla banca il sottoscritto si rivolge a codesto Organismo, ai sensi del “Regolamento dell’Ufficio reclami e dell’Ombudsman – Giurì Bancario”, perché decida in merito al reclamo.
In particolare il sottoscritto chiede che codesto Ombudsman – Giurì Bancario voglia ordinare alla suddetta banca quanto segue:
-che la suddetta Banca si faccia carico di espletare, ora e per il futuro, fino alla scadenza del titolo, le pratiche onde evitare la doppia imposizione fiscale sul titolo oggetto del reclamo, avendo essa mancato di rendere noto alla clientela, prima dell’acquisto di detto titolo che, contrariamente alla prassi di altri primari stati europei, il Regno di Spagna, per evitare la doppia imposizione fiscale, richiede una documentazione specifica da presentarsi ad ogni cedola incassata, e che la Banca stessa non si sarebbe prestata ad assistere il cliente nell’espletamento di tali pratiche burocratiche con lo stato straniero, tale informazione, per un titolo con vita residua tanto lunga (scad. 2037) avrebbe assolutamente scoraggiato l’acquisto da parte del ricorrente;
-in sub-ordine si richiede il riacquisto da parte della Banca di tale titolo al prezzo di acquisto e il rimborso dell’ammontare della tassazione del 19% effettuata dallo Stato Spagnolo per tutte le cedole eventualmente scadute prima della composizione della presente vertenza.
Si dichiara che:
• la controversia riguarda questioni quantificabili in un valore non superiore a 100.000,00 euro (ovvero
concerne esclusivamente l’accertamento di diritti, obblighi e facoltà);
• la controversia non è stata portata all’esame dell’Autorità giudiziaria, di un Collegio arbitrale e non è
sottoposta a una procedura di conciliazione ancora in corso.
Si allega alla presente:
• fotocopia della documentazione utile ai fini della decisione;
• fotocopia della corrispondenza intercorsa con l’Ufficio reclami della banca (o intermediario
finanziario).
Distinti saluti.
(numero………documenti allegati) firma…………….………
* da inviarsi di preferenza con lettera raccomandata con avviso di ricevimento, oppure utilizzando strumenti
informatici (fax 06/67482251 – e-mail

lunedì, giugno 14, 2010

Vediamo un po' cosa risponderà l'Ombudsman bancario

Ho preparato la lettera per l'Ombudsman Bancario contro il comportamento senza scrupoli della Banca Popolare di Milano. Domani la spedisco e vi accludo una copia!

martedì, giugno 01, 2010

BPM Banca Popolare di Milano 19% allo Stato Spagnolo e 12,5% allo Stato Italiano



BPM Banca Popolare di Milano

19% allo Stato Spagnolo e 12,5% allo Stato Italiano

La BPM Banca Popolare di Milano mi ha inviato la lettera sopra dicendomi che i titoli di Stato Spagnoli da me acquistati lo scorso anno sono tassati secondo le leggi dei due Stati 19% e 12,5% totale 31,5% come risulta anche dalle note di accredito.

Peccato che non si renda conto che, AMMESSO CHE SIA NORMALE NON AVERE INFORMATO IL CLIENTE DI TALE DOPPIA IMPOSIZIONE FISCALE, applicando tale ritenuta insieme a quella spagnola, e non successivamente, la ritenuta effettivamente applicata per la fiscalità italiana sia del 15,43% e non del 12,5% visto che mi fanno una trattenuta su quanto non incasso applicando l'aliquota CONTEMPORANEAMENTE A QUELLA SPAGNOLA.

La BPM cerca di spaventare il cliente potrebbe perdere l'ANONIMATO!

Sì non avete letto male: fare le pratiche per evitare la doppia imposizione fiscale comporta una serie di documenti!

Quindi la BPM non effettua tali pratiche. Non avrebbero dovuto informare il cliente prima?

Se al ristorante mi servono del pesce e mangiandolo mi rendo conto che ha le interiora protesto, se il cameriere mi comunica che il cuoco non aveva il tempo di pulirlo io devo dichiararmi soddisfatto?

Concludono dicendomi che devo fare tutto da me, peccato che le commissioni sull’acquisto di quei titoli le abbiano incassate.

Tags: Banca Popolare di Milano, BPM, Titoli di Stato Spagnoli, Webank

venerdì, maggio 28, 2010

Le gocce

Io goccia d'un'onda,

in balìa del vento

io, spuma, e schizzi,

io, aria divento,

restare volevo

negli abissi quieti,

silenti, oscuri,

abbandonati,

quindi sicuri.

Io venni trascinata,

a riveder le stelle,

dall'àncora incurante,

con rami di corallo

e con silicee spugne,

io fui tra lor morenti,

così caddi sul ponte,

di lì nella sentina,

ove sostai, pensosa,

quanto non so,

mi parve assai,

ora son spuma

e non mi fermo mai,

alla mercé del vento,

tal sono e mi sento.

Così dicea la goccia

della schiuma di mare,

frizzando le sue bolle,

serena, ma non doma,

alla macchia oleosa

in cui specchiava

l'arcobaleno assente.

Io pure, disse il petrolio,

di lontano vengo,

tra i sargassi rinacqui

a questo cielo terso,

in me porto il ricordo

di un mondo assai diverso,

ne fui esiliato a lungo,

nell'Ade oscuro e caldo

restavo, rassegnato,

a rispettar, tacendo,

i ritmi del pianeta,

che sfarina il granito,

che digerisce il tempo,

ma venne un ascesso,

una suppurazione,

e venni espulso in mare.

Ora mi spando bene,

copro la spuma bianca,

ne faccio schiuma densa,

del color del letame,

che giunta sulla sponda

segna il confin letale.

Oppur resto, silente,

a fare specchio a un cielo

sempre più spopolato

di sterne e di gabbiani,

di svassi e cormorani,

di folaghe e di aironi,

di martin pescatori,

di falchi e di gruccioni,

pivieri e pivieresse,

chiurli e porciglioni,

se tacciono loro

devo parlare io?

Milano 27 Maggio 2010

martedì, maggio 11, 2010

Doors to doors o l'antifrasi.

Una speranza per l'opposizione ci viene da PORTA A PORTA?

Così Vespa si è discoverto:

1) ha invitato Battaglia a dare voce ai nuclearisti, il quale ha fatto la semplice equazione le centrali nucleari producono il 6% di energia primaria, quindi risparmiano il 6% di CO2, evidentemente considera = a zero la produzione di CO2 dovuta all'estrazione del minerale di uranio, alla sua purificazione e trasporto, così come quella che si produce nella costruzione delle centrali stesse, dalla produzione del cemento a quella dell'acciaio necessari, del pari = a zero quella che si produce nello scavare e approntare i siti di stoccaggio,

2) ha invitato Battaglia a dare voce agli esponenti della tesi che lo smog è un corroborante, ha sostenuto che i limiti di PM10 a 50 ppm sono inutili, che dovremmo portare i limiti a 150 altrimenti saremo sempre "fuori legge", (interessante tesi teleologica?) [forse si tratta di una tesi di eugenetica, così facendo selezioneremmo generazioni di umani resistenti allo smog, o che sia un seguace di Lisenko?]

3) ha invitato Battaglia a dare voce agli esponenti della tesi che il riscaldamento globale sia una montatura di Al Gore, su questo, bisogna dire che il programma si è speso anche con un servizio del quale si può solo dire che, se non si è trattato di servizio umoristico, allora era un esempio evidente di antifrasi , anche in questa veste il professore in questione ha fornito argomentazioni così evidentemente parziali e contradditorie da esaltare le argomentazioni contrarie,

da tutto ciò si coglie che evidentemente Vespa crede prossima una caduta del governo attuale e si candida a succedere a sé stesso con il prossimo governo. AHINOI!

giovedì, maggio 06, 2010

Sull’intervista alla signora Gelmini

Sull’intervista alla signora Gelmini, ministro della repubblica, sulla sua recente maternità.

Molte polemiche sono state fatte sulla scelta delle parole e sui contenuti delle risposte della signora Gelmini.
Come spesso accade nelle interviste le posizioni non sono chiarite, ma dire “stare a casa in congedo dopo il parto è un privilegio”, mi sembra che non smentisca in nulla il fatto che in Italia sia (o meglio dovrebbe essere) un diritto.
In tante parti del mondo questo diritto le donne non l’hanno, da questo punto di vista è un privilegio.
In altri tempi anche in Italia le donne non l’avevano, da questo punto di vista è un privilegio.
Chi lavora in nero non può esercitare questo diritto, anche da questo punto di vista può essere considerato un privilegio di chi ha un lavoro “in bianco”.
Che poi la Gelmini volesse fare la “pittima” nel senso che lei “poveretta” non può usufruirne in quanto a un politico che manchi dalla scena “fanno le scarpe” è quello che mi auguro per l’Italia.
La signora Gelmini accenna anche al fatto che "bisogna accettare di fare sacrifici", peccato che a fare i sacrifici debbano essere sempre certi gruppi sociali (non sembra più sia opportuno parlare di classi sociali) il liberismo propugnato dal partito del ministro (forse sarebbe più proprio parlare di capitalismo di rapina) che vuole la manodopera muoversi verso i settori economici e geografici più profittevoli, dopo avere smantellato la grande famiglia contadina di un tempo, (patriarcale o matriarcale che fosse) con l'emigrazione ha attaccato anche quella nucleare, costringendo a lunghi viaggi pendolari le/i lavoratrici/ori, aumentando i ritmi di lavoro e il ricorso agli straordinari, diminuendo quindi qualità e quantità del tempo dedicabile alla famiglia costringendo nei fatti a delegare l'educazione dei figli alla televisione. Invece della scampagnata del primo Maggio si passa la giornata al centro commerciale, aperto per la bisogna.
Di quali sacrifici parla Ministro?
Quando i raccolti andavano male, nelle società agropastorali europee e non solo, si uccideva il re, secondo metodologie diverse ma riconducibili a un medesimo significato, le elezioni "democratiche", con la tanto millantata alternanza ( e lo spoil sistem), dovrebbero avere il medesimo senso di allontanare dal potere, se non di cancellare, una classe dirigente che non ha dato buona prova di sé, l'allungamento della durata della vita e il condizionamento dei media sulla pubblica opinione hanno gravemente mutilato l'efficacia del sistema a ciò sembra che solo il terrorismo cerchi di dare una risposta. Che sia davvero il solo modo di cambiare una classe dirigente corrotta e inefficiente? Sarebbe triste dover rispondere di sì.

martedì, maggio 04, 2010

Hotel Terra di Gallura

Un simpatico piccolo hotel con 4 stelle a Budoni, ultimo paese sulla costa verso Sud in provincia di Olbia Tempio, un tempo era il primo a Nord in provincia di Nuoro.
L'hotel è arredato con semplicità e quel gusto vagamente provenzale che da qualche anno si è diffuso in Sardegna, dando origine a degli equivoci sulle capacità degli imbianchini e dei decoratori, visto che è caratterizzato non più solo dal dare sfumature sui bordi delle pareti, come se fossero stinti dal tempo, ma addirittura nel tinteggiare le case con colori vivaci, a chiazze, come se la casa fosse stata tinteggiata in più riprese, da persone diverse che, a spanne, cercassero di riprendere la tinta, ma senza convinzione. Nel caso dell'hotel in questione la cosa è per fortuna limitata alla vecchia moda dello scolorimento.
Nell'hotel si può fare colazione in una bella veranda esposta a Ovest, le brioches sono buone e fresche, c'è una certa varietà di frutta, fresca e cotta, e di biscotti e una semplice torta casalinga, yogurt e cereali, nonché qualche fetta di prosciutto e formaggio, la caffetteria è espressa, ma attenzione! è necessaria una certa attenzione nel muoversi, infatti i tavolini sono imbanditi con tovaglie vittoriane che toccano terra abbondantemente, non è difficile impigliarvi i piedi e rovesciarsi addosso il tutto. Inutile che cominciate a ridere a me non è successo, anche se ci è mancato poco.
Purtroppo non mi risultano camere con balconi, esiste però una piccola veranda con qualche poltrona davanti all'atrio, che è molto spazioso, ma abbastanza inutile, in quanto manca di qualunque cosa possa invitare a fermarcisi, ad es. libri o riviste o cartine della zona, nulla che possa indurre alla socializzazione, un enorme televisore è posto a 1,5 metri da due poltrone lungo un corridoio.
I televisori nelle camere sono di dimensioni ragionevoli e posti in posizione comoda, il bagno della mia camera aveva la finestra ed era spazioso a sufficienza.
La spiaggia è raggiungibile con una passeggiata di 15 minuti che usciti in poco dal paese attraversa una zona acquitrinosa che ospita cavalieri d'Italia, garzette, cormorani e altri uccelli acquatici, si traversa poi una stretta pineta e una striscia di dune sabbiose prima di giungere al mare, i mesi della primavera Aprile e Maggio sono quelli in cui si può godere al meglio del rigoglio della vegetazione, dei profumi e dei colori delle diverse fioriture.
L'hotel è convenzionato con un ristorante dei dintorni che pratica uno sconto, scorrendo il menù abbiamo letto: spaghetti di Gragnano con le arselle, quindi li abbiamo ordinati. Purtroppo, forse a causa di una festa nel salone interno, al cuoco è scappata la cottura, così, nonostante un delicatissimo lonzino con soncino e pecorino fresco, non ci siamo più tornati, anche perchè abbiamo scoperto dove andavano a mangiare gli indigeni: in un ristorante che non si curava neppure di accendere l'insegna, ma era comunque sempre frequentato, " Su Gustu", trovatevelo se volete.

giovedì, aprile 15, 2010

Er pannicello verde




Squasi t'ho vvisto,
ajeri, stavi sur Gianicolo,
pensoso,
nun pensavi davero,
eri pensoso ebbasta,
mo' pari sturbato,
sto verde sur pannicello non t’aggrada,
che 'te devo dì, io te capisco,
er doppiopetto e la panzetta,
cor verde ner taschino non c'azzecca,
er doppiomento e la faccia de furetto,
tutto per non pare na checca,
ma fatte scosto, làssali sta',
lassa che se fàcino de lampade,
lassa che sembrino de coccio,
de coccio come’r pitale,
nonno lo teneva affianco ar letto,
così la notte drentro ce pisciava,
cor fazzoletto poi se r'asciugava,
a me che je chiedevo:
A che te serve sto fazzoletto verde?
Lui serio: Er rubbinetto perde!
Così se 'r verde non taggrada
pensa che, forse, a quarchedduno serve!

Bernardo d’Aleppo

Milano 5 Aprile 2010

Ero a Smolensk ho visto tutto

Ero a Smolensk ho visto tutto…
Io sono un poco, poco, polacca,
ma sono anche un poco italiana,
sverno ed estivo di qua e di là,
ero felice, quel giorno, contenta
volavo leggera, volavo lontano,
pesante, la neve, copriva il piano,
il piano immenso, su cui la nebbia
poggiava densa.
Io sono un'oca,
ma ho visto tutto,
io sono un'oca,
non sono scema,
ho visto l'angelo vendicatore,
forte afferrare quel trimotore,
piegarlo lesto verso quel ramo,
guidato dal gesto imperioso,
possente, di una gran mano
che, dal supremo cielo, lontano,
in un istante tutto decise.
Che fosse forse d'un dio romano,
quella gran mano onnipotente,
non potrei dirlo senza incertezza,
certo è calata come una scure,
sulla politica e sulla monnezza.
Sarà un avviso o solo un caso?
Nessuno ancora può aver certezza,
di quanto Giove o chi per lui,
si sia impegnato per la bellezza
della giustizia, dell'onestà.
Forse un diluvio sommergerà
pur tutta quanta l'umanità,
ladri furbi e ladri cretini,
potenti laidi e porcellini,
leccapiedi lesti e pugnaci,
giornalisti vili e mendaci,
avvocati e procuratori,
lestofanti e corruttori,
tutti quei che non han visto,
non volevano vedere,
preti, vescovi, prelati,
papi, giudici e relati.
Non rimarranno che uccelli marini
per definire i nuovi confini,
quando le terre si asciugheranno,
del bene e del male, del bello e del brutto,
un mondo di oche, gabbiani e pinguini.

Milano 11 Aprile 2010

De la Napoleonica

Zò, sora el mar
Svola un cocal.
No, xe una busta,
La bora la frusta.
La sali e la scendi,
Col mar se confondi,
Con schiuma de onde,
Che intorno fa ronde.
La sali, la svola,
Nuvola nova,
Desmentega i mari,
In zielo la sali,
L'apari e scompari.
Lontan, più lontani.


Traduzione in italiano:

Giù sul mare
Vola un gabbiano.
No, è una busta,
Che la bora frusta.
Sale e scende
Col mar si confonde,
Con la schiuma delle onde,
Che intorno fanno ronde.
Nuvola nuova,
Dimentica i mari
In cielo sale,
Appare e scompare.
Lontano, più lontano.


Milano 21 Marzo 2010

Le lune del nostro amore

Scrivono, amore,
scrivono gli anni,
in lettere minute,
sui nostri visi,
i ricordi dei pianti,
le tracce dei sorrisi,
quelle dei sonni inquieti.
Sono trame sottili,
sono rughe diffuse,
dove cede la trama
combattono le creme
battaglie globali.
Poi d'incanto un orgasmo
mostra l'adolescente,
nel momento del chiasmo
dei nostri godimenti,
prima che la gravità
vinca su quegli istanti,
mostrando la nostra età,
presunta dalle lune,
dai pianeti, distanti.

Milano 14 Aprile 2010

giovedì, aprile 01, 2010

Azienda Ospedaliera San Paolo Milano

Quando ci si rivolge a qualcuno con il lei e costui/costei ci risponde, senza avercene chiesto licenza con il tu, c'è qualche altra possibilità oltre alla supponenza, alla maleducazione?
Ho insegnato circa venticinque anni nei licei d'Italia dando del lei ai miei studenti e ora trovo una dottoressa di una trentina d'anni, la metà dei miei, che mi chiama "Tesoro" ("aihmé fuor dall'alcova", se può essere scorretta lei posso esserlo anch'io, o no?), nei corridoi dell'Ospedale San Paolo che si fregia del motto: "Curare e insegnare a curare".
Che dire? L'Ospedale diede cattiva prova di sé riguardo alla prima parte del suo motto: "CURARE", visto che dopo avermi fatto venire un trombo al braccio durante una donazione, mi ha chiesto di pagare il ticket per fare l'ecodoppler, ma anche il modo in cui ha scelto e formato i suoi collaboratori (INSEGNARE A CURARE) mi sembra lasci alquanto a desiderare se non si rispetta "in primis" il paziente come persona.

mercoledì, marzo 24, 2010

Pòsdoman voo a Ciass - Racont in milanès, quinta part.

Ai do or num avevom mis a post tuscòss, el Marian el voeureva savè se l’era tutta ona comedia per fagh fa ‘l pittor, ma quand ‘l Toni l’ha dervì la porta la vos ghe andàda via e sem tucc rimast de gess. El Toni ha dì, pianin pianin: -Tutto liscio– ‘l ha scandì -ma quand l’è che savaremm se l’hèmm fada col bus?-

-Poeu vèss– dis el Marian -che on quei cont el gh’àbia giamò l’acredit, ma sicur ga minga la disponibilità, adess vialter me dee ona man che devom portà via el material e poeu, a cà mia, dem on ogiada cont el computer, ti Ernestin te vègnett?-

Mì hoo ciamàa de subit l’Ivana, che l’era andada dal peruchè prima che rivass la pula e già che la gh’era… L’è tornada che la sembrava on pòrtugall, ma mì, che sunt minga on stupid, gh’hoo fa i compliment e l’hoo lissada ben ben e poeu: -Num a vem a cà del Marian a sistemà l’attressadura. ‘Pena che so che gh’hìnn i danè te ciami e te disi che ho ciapàa… La penicillina. Spetem minga in pè stellassa, che la poeu vess longa.-

-Hoo ciapàa GenteViaggi Ernestin, sto gir te scampet nò, se l’è minga ona crociera, la sarà on més in d’on villagg al sol, che voeuri diventà negra me on politic almen ona volta prima de vèss vegia de trà via.-

El Marian mì avevi mai savù doe stess de cà, ma sta mòda di fals d’autor ghe rendeva propri ben se’l podeva tegnì cà in via Apollodoro,Citta Studi, ona cà domà in de per lu: seminterrà, pian terren e prim pian, piscinina, ma cont el giardin.

Num sem andàa prima sot, in laboratorii, a met via la soa roba e poeu in salott, pensavi giamò de met i ciap in poltrona, quand el Marian, cont in man dò Veuve Clicquot:

-Ernestin, menter che mì ciapi ‘l portatil e foo i colegament, te voret rafredà i vedov? In cusina ghe tutt el giass che te voret. -

-Femm: bòlògna, grana e champagne? Ah, gh’hoo nò la bòlògna, te ve ti Toni a ciapàla? Me racumandi ona feta sola, ma spessa on did -

-Meno mal che gh’è el Marian– ghe foo –s’eri adrè a preoccupam che magnarìssom nò. Ma com’è che te gh’hé nò ‘l wireless? -

-Gh’hoo minga de cor in gir per cà cont el computer al col, l’è pussè sicur inscì, ma el Renat com’è che l’è minga ‘rivà?-

-Lassa stà Marian, ch’el Renatin per mì, l’era già chi che vardava la cà de prima che rivassem num, sicur che ‘l sonarà dòpo ch’el torna ‘l Toni.-

* * *

El Toni l’aveva apena scartà la bòlògna che ‘l Renatin el derva la porta e ‘l dis: -Ben, fin chi, l’hèmm fada pulida.-

Sérum tucc setà in poltrona, cunt el computer sul tavolin in mes e i bicer in man, che spettavom che ‘l Marian disess on quaicoss, anca la bòlògna e ‘l grana sembraven ansios, sudà com’eren de guttin de gras, ma domà mì i vardavi e, di tant in tant, ne mangiavi on quei toch.

-L’è inutil che ghe foo refresh,- dis el Marian -el ghe nò, aspetom on quart d’ora. Intant che sem tuch insema gh’hoo de dìv on quaicòss.-

-Menter che spetavi in portineria, hoo pensà che saria sta mej avègh giamò pront tucc i numer de l’IBAN scritt su on file, minga domà i noster, ma anca on quei alter de scorta che, nel cas che la lista la fusse longa, i noster quater sarìen stà minga assè e dopo ghe sarìa minga sta ‘l temp de copià quei de la lista original, sensa sbaglià e fà nass di sospett. Me dispias d’avegh minga pensà de prima, ma l’è inscì. Alura hoo ciapàa, da la posta che gh’era in portineria, di depliant de l’UNICEF, d’Emergency e di alter organisasion del gener che me ricordi nò e hoo copià i numer lor, e meno mal che hoo fa inscì, perchè la lista l’era de quatordes numer, l’ultim hoo copià de la lista original. Anche inscì hemm fa giust in temp prima che rivassen i pulé.-

On silensi pensieros è rimast on quei moment in de la stansa, poeu el Renatin l’ha dì: -Se la va sem compagn de Robin Hood. Alegher!- e l’ha bevu in d’on fià el so bicer.

-Adess, a ogni bon cont, ve stampi di copìi de sta lista, andèmm in ofici.- e disend inscì el Marian se alsa cont la ciavetta in man, e num ghe vem adrè.

Cont i foeuj in man sembravom tri bamba cont di gratta e vinc, el Toni se s’ciariss la vos e ‘l dis: -Hìnn tucc de on milion, nò, men che l’ultima.-

El Marian alora: -Hoo lassà tutt pussè egual che l’era, domà per l’Iban hoo incollà la lista che avevi fàa, ma l’ultim l’ho copiàa istess, ghe l’ho chi.- e la dà a mì.

Mì la vardi, -Marian,- ghe disi –te set on artista, sensa vardà i numer se po’ nò trovà la diferensa. Ma on quart d’ora l’è passàa, andemm a controlà, che chi hèmm de fa nagott.-

Menter che salivom la tension la montava insem ai pè, in salot domà el Renat el s’è setà comod, mì e ‘l Toni erom cont i ciap sospes, menter ch’el Marian, driss in pè, meteva i so numer segret cont el portatil in man sensa fass vedè.

Quand el s’è setà giò hemm vist: “Bonifici in entrata” “1.000.000 euro” mì e ‘l Toni sem finìi in genoucc a fianch de lu.

-E uno- dis el Marian -Adess ghe de vedè se anche i voster ariven, el me cont l’è su l’UBS de Lugan, poeu vess che per on bonifich internasional ghe voeur pussè.-

-Ma alura!- dis el Toni -Mì ghe la fò pu, quand l’è che poeudi tirà ‘l fià?-

-Domà quand ti ha spendù tucc e te podet dà indrè nagott!- dis el Renatin e soleva l’angol del làvor de mes milimeter prima de mangià finalment on toc de bòlògna.

L’è stà quel el brindisi de la serada che me ricordi mej, n’hèmm fa sens’alter ancora, e ancora, hèmm lassà la cà del Marian che ‘l tavol l’era on cimiter, minga domà de vedoe gh’era tutt on campionari.

L’Ivana l’è andada in crociera cont la miè del Toni, mì e lu sem chi che controlum i IBAN per savè a chi hìnn andàa i danè, i alter sembren a post hìnn tucc di organisasion che se conossen, ma ghe n’è vun, che spussa on po, par che l’intestatari sia la “Casa di riposo per artisti italiani “Paul Gauguin”” a Tahiti” e ‘l Marian se troeuva pu.

fine

martedì, marzo 23, 2010

Pòsdoman voo a Ciass - Racont in milanès, quinta part.

A contà quel che hèmm fàa quel pomerig e ‘l dì dòpo son minga bon, ma tant hèmm fàa, tant hèmm brigàa che, quand che al Toni gh’è rivada la telefonada del procurator de scend in strada che lù ‘l rivava, tuc num sèrom al noster post.

Mì séri con la scova in man che nettavi ‘l marciapè come l’ho mai nettàa, el Marian l’éra in de la portineria, che la gaveva i vedrad covert de giornai e ‘l sidel de la pitura foeura e on cartell in su la porta “Lavori in corso”, denter avevom mis el scanner, el computer e la stampant, senza desmentegà ‘l necessari del falsari: matiti, ingranditor, sbianchett, e on mazz de foeui de carta de pes divers eren sul tavol, ma gh’era anca l’armamentari complet, in d’ona valisa in d’on canton.

El Renatin l’era al numer civich dòpo del noster cunt ona tosa, che la tegniva ona bicicleta e faseven mòstra de parlà.

El Toni l’è vegnu giò di scal bianch che ‘l pareva sortìi de l’obitori, ghe sont andàa visin e goo dìi de tornàa a cà e fregass la facia cunt el asciugamani, che l’era palid mè se avess de trà su.

Quand l’è rivàda la BMW de l’aocatt, el Tosi sortiva del porton, apena lu l’è montàa su mì goo battùu la scova sul mur, l’era ‘l segnal: la tosa che la ciacolava cunt el Renatin l’è montada in bicicleta e l’è partida, on attim e la machina ghe rivada adrè, le l’ha sbandàa e la gh’è burlada contra, l’era gnanca ancoeura in tera che ‘l Renatin l’era davanti a la machina che ‘l vosava parolasc, ma ‘l parlava cont i acent sbagliàa, me se ‘l fuss minga italian.

Menter che l’Ivana, la mia miè, ch’évom imbarcàa de subit nel teatrin, la vosava che ghe voeureva l’ambulanza, sont andàa anca mì a mettem in mes, inscì covrivi la ciclista a l’aocat, subit el Marian el me vegnu adrè.

El Renatin alora l’ha tràa fora l’aocatt de pes menter che ‘l Marian, de l’altra part, ciapava de la borsa, che l’era sul sedil dedrè, tutt quel che gh’era e tornava in de la portineria.

Subit mì me sont mis in mes tra l’aocatt e ‘l Renatin, me se gh’avessi, mì, de salvà l’aocatt d’ona tigher, l’aocatt l’è rimast inscì tra mì e la machina e ‘l podeva fa nagott, menter che mì afrontavi la tigher, che cercava de destra e de sinistra de ciapala, lu ‘l podeva apena apena spostass on po’ de chi e de là, intant num, tigher e lion, vosavum insema.

La concionada che sem riussìi a fà la gh’ha trà foeura di negozi e di cà on po’ de gent, che l’ha comincià a telefonà al 113 al 118, el Renatin gh’aveva i occ foeura del co menter che mì ‘l rusavi per tegnil lontan, che ona qualch saccagnada l’avevi giamò ciapada, intant l’aocat el me girava de drè, a destra e a sinistra per nascondess e tegnim in mes.

L’era tucc in man del Marian, el doveva cambià la lista original di beneficiari di bonifich cont’ona noeuva, cumpagna, ma minga istèss. Se ‘l Marian l’era minga sortìi voeureva dì che gh’era materia, la lista la poeudeva vess taroccada, bon segn, l’era minga nominativa, la gh’aveva domà i numer de l’IBAN.

El Toni intant l’era anca mò setàa al so post e ‘l faseva mostra de vèss stremì.

Sentivi, pu che vedè, che on poeu de gent l’era visin a la tosa in tera, ma mì séri impegnà a fà la part del salvador, pian pian el Renatin cominciava a vess men acès. Quand che pareva che l’aocat prendess coragg disevi che l’era nient, el Renatin alora ‘l vosava anca mò mè on matt, alora disevi a l’aocatt che mì gh’entravi nagota e fasevi mostra de andà via, ma lù el me tegniva in mes, intant se sentiven lontan i siren.

Tutt a on trat m’acorgi che ‘l Renatin ‘l me fa cen cont i occ e vedi che a fianc de la mia ramazza, poggiàa al porton, gh’è ‘l baston de pittor, l’è ‘l segnal, alora mì me giri e disi a l’aocatt che cont quel malnat se poeu nò ragionà, l’è mej spetà la polizia e intant el rusi denter a la machina, menter che num sem girà, tutt in gir s’è fàa silenzi, domà i siren de l’ambulanza e di panter che ariven e tròven nagot.

La bicicleta la gh’è poeu, la tosa gnanca, de sang in tera ghe n’è nò, la tigher l’è sparida, l’è rimast domà che ‘l lion, che l’ha ricògnossù nissun, di alter testimoni ghe n’è nò bisogn, finiss che ‘l aocatt, ciapàa de la prèssa, ‘l voeur che finiss tutt inscì, bevom on cafè cunt i pulè e ognun a cà soa.

Anche num voeurevom che la finiss de subitt, nò che la si ghavess de mandà al dì apress, che magari on queidun s’acorgiss, de la lista farlocca.

La tension l’era tanta, ma num podevom fà nagott, “se la va gh’ha i gamb” continuava a dì el Marian menter che pittavom la portineria, la vernis l’era tanta, hèmm pittà anca la ritirada, ne avanzava anca mò on cicin hèmm pittàa anca ’sgabuzzin, insoma sérom nervos e i or passaven nò.

domenica, marzo 21, 2010

Pòsdoman voo a Ciass - Racont in milanès, terza part

-Toni, dam a trà alora, intant che spetom el Renatin e 'l Marian, num femm el gir del pratun e ti te me diset per fil e per segn ste fét quand te vét a Ciass.-
-Ghe poch de dì, el vegn el procurator e andemm a Ciass, in machina, la soa.-
-Pian. Pian. L'omm l'è semprer l'istèss?-
-Sì. nò, nò, do volt l'è vegnu on alter, 'l m'ha dit che 'l sò capo l'aveva avu on contratemp.-
-I document che te devett firmà i ha giamò lu?-
-Sì Ernestin, hìnn in d'ona borsa sul sedil dedrè, semper la stessa.-
-Strada, fii semper la stessa?-
-Semper! De cà mia, semprer driss, se finiss in tangenzial e poeu de lì in autostrada fin a Ciass, ghe nò de sbagliass.-
-Che machina l'è, quanti portier la gà?-
-L'è ona Lancia cunt quater portier, ma Ernestin che cassu de domand te me fét, sem minga in commissarià, gh'hoo copàa nissun!-
-Atent a la merda! Toni, mì devi savè tuscoss, se voeurom fà la ciambela cont el bus. Te vedett che anca a fa do pass se ris'cia de mett el pied su ona merda? Num devom fà che s'acorgi nissun fin quand che l'è fada, e poeu: aria! Ah, dimm on poeu, quand violter avii fàa di bonifici, me avìi fàa a dagh i numer de l'ABI e l'IBAN el nom e 'l rest?-
-El procuratur gh'ha gìà ona distinta che mì firmi, davant al funzionari e poeu bon!-
-Pian, pian! L'è on foeuj bianc o l'è on mòdol stampà?-
-Ma... Famm pensà on moment... nò, l'è semper stà on foeuj bianc normal, anzi, on de quei spess che gh'era minga bisogn de mettegh'en sott on'alter per fà la firma.-
-Eh, dim on poeu, el funzionari te dà indrè ona ricevuda, a ti o al procurator?-
-A varda, l'è propri bela; el funzionari, per mì, m'ha cognussù de subit che mì sont el duu de picch, ma 'l parla semper drizz a mì e la ricevoda la me la dà semper a mì.-
-Adess Toni fèmm inscì come te disi mì: quand vegnen i alter mì ghe conti come la se svolg la “funzion” per come lo capida mì, ti te scoltet tuscòss e te fé tucc i giont e i precisazion che te credet.-
Semm andàa in silenzi per on poeu, mì me sentivi ona certa ecitazion che la me montava denter, me sentivi me se fussi tornàa indrè de trent'an, ma sentivi anca che 'l Toni l'era on poeu che'l me voreva dì on quaicòss, alura gh'hoo dìi che gh'era minga de preocupass, la gent che andavom a incontrà l'era gent seria e che, se a lu ghe fuss minga piasù el pian che saria vegnù foeura del noster conciliabul, gh'aveva de dì domà “arimortis”, come quand giocavum a ciapass de fiulèt e morta lì.

sabato, marzo 20, 2010

Pòsdoman voo a Ciass - Racont in milanès seconda part

Quand che semm rivàa riconossevi pu la piazza, in mezz al trafic gh’aveven fa ona fontana cont in gir in gir tucc panchin con l’aqua che bagnava i pè de la gent setada, i camion e i bus fasevan ona fumera che sararia andada ben pe ‘l speck, e ‘l Gianni ghera pu, al so post gh’era on kebab cont a fianc ona telefoeunera, fòrse l’era mej inscì, gheren almen cinq o ses cabin, podevi anca cambià tra ona telefonada e l’altra.

-Toni- gh’hoo dìi quand che hoo finì -hoo trovà domà ch’el Renatin e ‘l Marian e gh’hoo dàa apuntament de chi a dò or, se ved che sem tocc vecc e che gavem de fà nagott, ai tempi sarìen stàa tuti ancora in lett, tocherà dagh on quajcoss…

-“Ça va sans dire”. Se cavom on quajcoss ch’hìin nò legnad.– dis el Toni ridend amar.

-L’è minga el cas de tornà a cà, che fèmm a pena in temp a rivà che gh’averissum de tornà indrè, alora Toni ‘ndemm a fa on gir al “Porto di Mare” come se diseva nel ventenni, ti t’el conosset? -

-Mì savevi che ghera ona balera, ma ghe son mai andàa, ma com’è che ti te cognùsset inscì ben sta zona?-

-Mì son nassù al Corvett e la storia del Port de Mar me la contava a toch el me nonn, quand andavom a pescà ne la roggia Vettabbia. Partissom, che menter che ‘ndemm te conti.-

- Ti te ghe de savè che sta zona de Milan l’è la pussè bassa che ghe, i cà vecc gaveven nò la cantina, perchè poch che te scavett te trovet l’aqua.-

-Ben alora, par che già i Romani avessen fàa on canal navigabil de Milan fin al mar, doveva vess la Vettabbia che la finiva nel Lamber e poeu in del Po. -

-La storia del Milan con l’aqua lè ona storia longa e contrastada, i milanes han fàa e disfàa canali e port… Varda che m’inventi nagott, hoo fàa ona “villeggiatura” che gavevi compagn de cella on ingegnèr ch’el aveva copàa la mjè e lu ‘l m’ha contàa tucc. -

-Se te vardett i Navilii de Milan te vedarett che riven e parten de Milan de su e de giò, de destra e de sinistra, tant che la Darsena l’era on dei port pussè traficàa d’Italia. Fin da l’inizi del secol passàa aveven progetàa de fà on canal fin a Venezia, passand de Cremona e de Mantua, passada la prima guera mondial aveven ricominciàa a scavàa, propi chi visin a le via Emilia, el Porto de Mar de Milan, a ogni elezion parlen del canal miracolos, ma l’han mai finìi.- -Eco varda, sem rivàa, te vedett che bus? L’era pussè grand, ma ona part l’han riempìi con la rumenta, vint o trent’an fa.

-Giò de là, te vedet la Certosa de Chiaravall? Ben, prima la ghe la Vettabbia quela che han fàa i Romani. -

-Ernestin, ascultem, goo minga testa adess…-

venerdì, marzo 19, 2010

Pòsdoman voo a Ciass

- Racont in milanes, un toc al dì. -

N.B. Mi hoo cercàa de scriv seguend l’ortografia classica, se hoo sbagliàa on quajcoss son pront a riparà, se poeudi.

Prima puntata - In cui si scorge il problema.

Eren apéna pasàa i set e mez de matina, mì sèri lì che dervìvi la portinerìa, quand l’è ‘rivà ‘l Tòni, el me vegn quasi adoss e ‘l me dis, visin visin, propi custàa a l’orégia: - Pòsdomàn a voo a Ciass…-

El gaveva un’aria come se’l m’avess dì el terz de Fatima, mì l’hoo vardà me on stupid, avevi minga ancora bevùu ‘l cafè e cercavi de ricordà se g’avevi de savé on quajcoss de sta gita a Ciass, alura, tant per dì on quajcoss, ghe foo: - Ben alùra pàghem el café! - e foo per andà foeura.

Toni el me ciapa per on brasc e ‘l me tira denter de la portineria vardand in gir in gir. Alora anca mì vardi se ghe on queidun che ghe vègn adrè, ma ghe nissùn.

‘Pena che sem denter el Tòni sara la porta, buta on oeucc a destra e a sinistra e dà ona ogiada anca ne la ritirada, e poeu ‘l se seta giò ‘me fuss giamò stracch, cominci a vess preocupàa…

-Ernestin- me dis vardand in tera -voo a Ciass!

-Portem la ciocolada! Ma insoma l’è minga in Africa, se ghe de fà sto teatrin?-

-Voo minga in gita! Voo a ciapà i capitai.-

-Savevi minga che te seret on scioeur! Balabiot nò, ma che t’avevet i capitai l’è noeuva! Son cuntent per ti, adess paghem el café che mo gh’hoo de netà ‘l marciapé e poeu gh’hoo de portà la scioeura Bandelli al laboratorj per cavagh el sang.-

-Ernestin ciapem minga per el cu, i danée hìnn minga i mè, mì son dumà ‘l prestanòm, l’è des an che go la pension farlocca, me dan quei mil e cinqcent euro al mes per tasé e firmà i cart che me dan, ma adess voeuren portà a cà i dané… e mì resti disoccupà…-

-Ma, la silicosi in Belg, anca quela l’è on montà sù, ona gabola, ona farfanteria…-

-Ma nò Ernestin, quela la gh’hoo; ma l’è minga assé d’avegh la pensiùn! Me mancava el duu per cent, l’è dumà assè d’avegh el fiaton per andà su al prim pian a pé; ma adess se foo? Pòsdomàn finis el paradis! E mì che pensavi de ves in purgatòrj, che ogni volta che vedevi ona Fiama Giala pensavi che vegniven a ciapàm! Adess se foo?- Disend inscì el se drizza in pè come se ‘l dovess andà sul patibol.

-Sètess giò, che mì voo a ciapà duu cafè chi dal cines, intant ti te preparet tuta la storia, che poeu ti te vegnet con mì a cumpagnà la Bandelli in laboratorj e te me cuntet tuscòss, che tant le l’è sorda me na campana.-

Intant che speti i cafè entren duu bancarj del Credit al canton, senti che parlen del gran de fà che gh’han cont el scudo del Tremonti; ciapi i duu cafè e vo.

Gaveva propri reson el me nònn quand el diseva che “lader e paron, l’è come dì: bronz e otton”, han rubàa dì e nott e adess hìnn a pòst cont’ona limòsina.

Ne la portineria el Toni l’éra setà e ‘l vardava e ‘l calendari de Platinette, che la mia miè l’ha tacà sul frigidère per famm pasà la famm, la vardava me se ‘l fùss l’imàgin del Sacher Coeur. Gh’hoo mis davanti el cafè e lù ‘l m’ha vardàa. -Bév!- Ghe foo -Che l’hoo giamò rugàa e fà nò sta piva che ghe chi l’Ernestin Baloss.-

Ben, la foo brev: menter che compagnom la Bandelli, lu el m’ha contàa su ona storia, che s’el gh’avèss minga avùu la facia longa ch’el gh’aveva, mì nò gh’avarìa credùu a nagott.

-Toni– ghe foo quand ch’el finiss -hìnn giamò pasàa trent’ann. nò, pussèe! Che fasevi el gir de le bische, cont’el Francis, hoo pagàa el cont e tiri drizz, ma cognussi anca mò on queidun… Vardem minga inscì, spavèntes nò, voeuri minga fà una dora, ma ona castigada la ghe voeura! Diavol, la me vegnuda anca la rima! Sù ‘ndemm a bév on bicèr, ma cambium de cafè, gh’hoo de fà di telefonad che cont’el mè le mej de nò, ciapa la machina che ‘ndemm dal Gianni, s’el ghe ancamò.

El Toni el pareva ch’el gh’avess de trà su; alora gh’hoo dìi che, se’l voeuréva nò, mì gh’avevi sentì nagòtt e amìs come prima, ma l’era minga on fioeu, l’aveva lavorà con la dinamit in sacocia e adess l’era visin de diventà nonn, che me disess cosa l’era ch’el voeureva de mì, che mì la ciocolada la voeurevi nò, ma a la mia miè ghe piaseva bianca cont i nougatt e ‘l caramel.

-Andemm Ernestin, ti te ga reson.– El me dis, vardando’m drizz in di oeucc. -Hoo lavorà on chilometer sota tera, poeudi minga cagamm adoss per paura de quela facia de merda, e se anca la Madonina la ghe l’ha con lu sem in bòna compagnia.- mì son minga sicur de quel ch’el voeureva dìm, ma on’indea la ghe l’hoo.
La continuarà doman, se poeudi.

martedì, marzo 16, 2010

Berlusconi mette in pericolo la salute di chi ha una coscienza.

Il pericolo di gravi squilibri psichici riguarda tutti noi dotati di un poco di senso critico e di una qualche, pur limitata, dose di ragionevolezza, le secchiate di sciocchezze e contradditorie fanfaluche che, quotidianamente, getta sulla platea di proni giornalisti e leccapiedi, riportate con fervore da televisioni e giornali rischia di destabilizzare completamente la psiche degli italiani, dopo averne succhiato i portafogli con iniziative ardite quanto fallimentari.
Urge presentare il conto a questo bieco soggetto.

martedì, marzo 02, 2010

Galantine di gatto, o di coniglio.

Questa ricetta con il gatto può essere messa in pratica solo in un paese libero, non in Italia, dove non resta che rassegnarsi al coniglio, quindi questo blog non può essere accusato di istigazione a delinquere in quanto anzi raccomanda, fin tanto che non cambierà questa iniqua suddivisione degli animali in “d’affezione” e “eduli”, di astenersi, sul territorio italiano, dal consumo di gatto.
Occorrente per 6 persone:

-1 grosso gatto adulto 4/5 kg o 1 coniglio stesso peso,

-1/2 kg olive verdi da snocciolare quelle vendute snocciolate sono notoriamente poco buone,

-1 grossa cipolla,

-2 carota medie,

-1 cucchiaio di pan grattato e 1 cucchiaio di farina di ceci ben nescolati,

-2 gambi di sedano o una bella fetta di sedano rapa,

-30 g di zenzero in salamoia,

-1/2 bicchierino di gin

-2 chiodi di garofano,

-qualche grattata di noce moscata o un bel pizzico di macis.

-un pizzico di curry (meglio se delle Antille),

-sale q.b.

Preparazione:

-dopo avere scuoiato l’animale e con attenzione rimosso le interiora, se si tratta di un animale non molto giovane può essere necessario farlo marinare tre giorni in frigo nella birra, dopodiché disossare l’animale a crudo (una bella prova per il cuoco e per il coltello) e, della carne, farne pezzi non più grandi di un dito,

-mescolare in una capace terrina la carne con le spezie e il pan grattato con la farina di ceci,

-porre la carne in un canovaccio bianco facendone uno o due cilindri compatibili con le dimensioni delle pentole disponibili, al loro centro si porranno le carote e si spargeranno le olive,

- si cucini l’involto in acqua salata che lo copra bene, meglio, se saranno due, uno alla volta nella stessa acqua che si regolerà di sale,

- lasciatolo raffreddare si tolga il canovaccio e si tagli in fette di circa 1/2 cm con un coltello ben affilato,

- si sciolgano dei fogli di gelatina di maiale nel brodo freddo e lo si porti a bollore, quando sia a temperatura ambiente lo si versi a cucchiaiate sulle fette (che saranno state raffreddate in frigo) ci si pongano delle fettine di zenzero ben distese e subito si ripongano in frigo, dopo qualche ora si controlli se la gelatina copre in strato continuo tutte le fette, semmai si aggiunga ancora qualche cucchiaio di brodo.

Ad accompagnare queste galantine una insalata di rucola e arance con olio sale e limone oppure una insalata di funghi e sedano con olio e limone o poche gocce di aceto all’estragone.

Il brodo che non era necessario per la gelatina lo si potrà servire in tazza, come antipasto caldo, con un uovo di quaglia aperto, ma non rotto, un giro di pepe bianco e qualche crostino all’aglio.

martedì, febbraio 23, 2010

Edilizia drogata nella Valle del Belice

La Valle del Belice quarant'anni dopo il terremoto mostra chiaramente i segni dello scempio del non governo del dopo terremoto.
Paesi costruiti senza alcun senso dell'idea di comunità, anzi con un disordine e uno spreco del territorio che fanno rabbrividire, forse però sta per finire il tempo delle costruzioni inutili e selvagge, tra non molto scadranno i termini per usufruire dei finanziamenti a fondo perduto per la "ricostruzione".
C'è nella zona un gran fermento di compravendite di immobili diroccati con gli annessi "diritti a ricostruire" che danno modo di accedere ai finanziamenti prima che scadano i termini. Avvicinandosi tale scadenza gli ultimi ritardatari si sono mossi alla disperata, in molti casi, costruendo case molto più grandi delle loro necessità, solo per avere il massimo dei finanziamenti possibili, spesso senza avere il danaro per terminarle, a questo proposito anche il mercato delle case della prima ricostruzione è stato movimentato dalle numerose offerte sul mercato di case da parte ci coloro che avevano urgenza di fondi per mettere il tetto alla casa nuova, in gran parte costruita con i finanziamenti ottenuti; si segnala un forte deprezzamento per queste case gettate sul mercato in fretta, ad es. una palazzina indipendente di circa trent'anni in ottime condizione, con riscaldamento, costituita da due appartamenti ciascuno di tre locali più servizi e cucina abitabile con un piccolo giardino e terrazzo veniva posta sul mervato a sessantamila euro, ma non si tratta di un caso isolato, questo è il prezzo di mercato attualmente.
Il costo di costruzione di una casa nuova è invece abbastanza in linea con i costi nazionali eccetto che per l'incidenza del prezzo del terreno, finita la febbre degli stanziamenti, in molti si potrebbero trovare a dover gestire case, inutilmente grandi, il cui prezzo di mercato potrebbe essere talmente inferiore ai costi di costruzione affrontati da quasi azzerare il valore del contributo statale
Nel frattempo si saranno dovuti affrontare i costi di gestione, riscaldamento, raffrescamento, Tarsu e altre tasse locali che sono cresciuti, sia a causa delle grandi case costruite, sia a causa della grande espansione del territorio urbanizzato a scapito del territorio agricolo (da notare che nei paesi di un tempo pochissimi avevano giardini, avendo abbastanza da lavorare la campagna durante la giornata non sentivano alcuna necessità di avere la campagna in paese mentre tutte le nuove case hanno almeno un fazzoletto di terra intorno) che avrà, per i comuni, moltiplicato i costi d'esercizio di molti servizi: manutenzione delle strade, raccolta rifiuti, trasporto scolari, posa e manutenzione di acquedotti e fognature, nonchè polizia locale per l'aumentato territorio da presidiare.

venerdì, gennaio 22, 2010

La televisione digitale e i suoi corollari

Se voglio portarmi in vacanza dei film da guardarmi in albergo, cosa utile specie se non si conosce la lingua locale, devo portare con me anche il lettore dvd a causa dei codici che limitano la leggibilità dei DVD nelle varie regioni del globo, ma non solo, ulteriori restrizioni al dirito di fruire, senza alcuna violazione di copyright, di prodotti simili sono alle porte, VEDI:

http://www.partito-pirata.it/liberate_la_TV_digitale.html

La globalizzazione a senso unico è quello che vogliono le aziende: loro devono poter vendere ovunque, ma il consumatore deve fruire solo dove stabiliscono loro!