mercoledì, aprile 11, 2012

Sul vincolo al pareggio di bilancio tutti hanno ragione?

Autorevoli economisti, tra essi anche alcuni insigniti di premi Nobel, hanno diffuso, qualche tempo fa un documento in cui invitavano il presidente degli USA, Obama, ad opporsi alla proposta di porre nella Costituzione un vincolo di pareggio nel bilancio dello stato.
Altri economisti, e tra essi anche esponenti delle organizzazioni finanziarie e monetarie internazionali di primo piano, intervengono nel dibattito con posizioni, invece nettamente favorevoli, tanto da proporre di condizionare gli aiuti a paesi in difficoltà a questa riforma legislativa.
Giornalisti di diverso orientamento e opinionisti di spicco si sono esposti esponendo le opposte tesi e i lettori restavano spaesati in quanto gli uni e gli altri sembravano avere ragione man mano che si leggeva ciascun "pezzo", se la domanda è il pubblico è fatto di imbecilli? Ovviamente la risposta che ciascuno si dà tra sé è sì, almeno di media. Ma non è su questo argomento che dobbiamo basarci per giungere a questa conclusione, possiamo trovarne molti altri ben più dirimenti e decisivi.
Il problema del pareggio di bilancio potrebbe essere considerato implicito nella normativa vigente dato che nessuna legge può essere promulgata senza adeguata copertura finanziaria. Il Presidente della Repubblica ha, in alcune occasioni, rimandato alle camere leggi che non avevano tale requisito.
Il principio legale di buona amministrazione si basa sul concetto di " amministrare come farebbe un buon padre di famiglia" quindi secondo principi di prudenza e onestà, certo non si può far rientrare in questo concetto quello di fare debiti da lasciare ai figli, i pubblici amministratori dovrebbero amministrare la cosa pubblica come se fossero genitori in punto di morte con figli che stanno per nascere, perché la cosa pubblica che loro amministrano è proprietà dello stato che, essendo formato da tutti i cittadini, quotidianamente in parte muore e in parte nasce.
Quale genitore farebbe debiti prima di morire? Certo non il "buon padre di famiglia" ipotizzato dalla consuetudine legale.
Se oltretutto il discorso non è generale, ma è calato nella realtà italiana, infinite altre potrebbero essere le motivazioni a favore di un vincolo di pareggio, alla luce del comportamento dei molti governi che ho visto nei miei sessant'anni di vita non c'è stato partito al governo che, in vista delle elezioni, non si sia lasciato andare a leggi e leggine economicamente (e non solo) ingiustificate per "farsi bello" con i propri veri o presunti elettori, in molti casi anche partiti all'opposizione hanno approfittato di momenti particolari per appoggiare misure di questo tipo, cogliendo una divisione o una debolezza nella coalizione avversa. Qualcuno si azzardaaddirittura a sostenere che, con un vincolo di questo tipo, i partiti dovrebbero dichiarare, prima delle elezioni, le loro priorità in termini di spesa, quando non addirittura dei bilanci di massima, quindi gli elettori avrebbero un effettivo controllo sulla politica economica dei governi.
Ma la motivazione opposta e cioè che un vincolo di pareggio di bilancio sarebbe insostenibile in tempi di crisi, anzi sarebbe suicida, in quanto la aggraverebbe in una spirale economicamente e socialmente suicida, è così platealmente verosimile che, chiunque abbia un minimo di esperienza nella amministrazione di una qualunque, anche piccolissima impresa, non può che sottoscriverla, proprio nella possibilità di fare debiti, per sviluppare o ammodernare una azienda o per superare una contingenza negativa, sta la ragion d'essere di un imprenditore, e ciò che ne ha decretato il successo rispetto al funzionario dell'economia del socialismo di stato dovrebbe essere proprio questo. Quindi fare debiti nei momenti di crisi, in un contesto di buona amministrazione, dovrebbe permettere di distribuire nel tempo (quindi su più persone, tenendo conto del turn over umano) quei sacrifici che altrimenti sarebbero sopportati solo in un periodo ristretto e potrebbero portare a disastri economici e sociali quali l'umanità purtroppo ha già vissuto.
Che dire quindi della questione: vincolo di bilancio, sì o no? Porre un vincolo del genere nella Costituzione potrebbe essere un grave problema, specialmente in momenti come l'attuale, ma tante volte i governi hanno fatto, almeno temporaneamente carta straccia di alcune norme della costituzione che potrebbe essere inutile discuterne, se e quando un governo volesse troverebbe il modo di aggirare la norma per il tempo sufficiente.
Il momento di porre il problema insomma proprio non dovrebbe essere questo.
Dovrebbe essere nell'ordinaria amministrazione dei tempi di sviluppo economico, che tale norma dovrebbe essere rigidamente applicata, cercando addirittura di avere un disavanzo positivo nei bilanci, proprio per poterla disattendere in momenti come l'attuale, in cui bisognerebbe poter spendere quanto risparmiato precedentemente e ipotecare anche il futuro per dare fondi all'istruzione, alla ricerca, all'innovazione e dare sollievo fiscale a famiglie e imprese.

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