Già da qualche tempo ho sentito la
necessità di scrivere della crisi greca, mi tratteneva il fatto di
essere l'unico a pensare che il problema non fosse il prestito alla
Grecia sì o no, e d'altra parte neppure Europa sì o no, oppure euro
sì o no.
Finalmente da qualche giorno ho letto
qualche opinione che mi ha confortato e mi decido a fare una sintesi
di quelli che mi paiono i problemi che riguardano la Grecia, in primo
luogo, ma anche l'Italia e altri paesi dell'area euro.
In primo luogo, anche se il prestito
alla Grecia avesse caratteristiche di regalo o, se volete, di
finanziamento a fondo perduto, i problemi della Grecia si
ripresenterebbero in capo a meno di 15 anni e sarebbero non solo
disgreganti, ma letali per l'Unione Europea.
Ciò che serve oggi alla Grecia,
finalmente qualche osservatore lo scrive, è una riscrittura delle
regole generali che governano i rapporti tra politica, burocrazia,
finanza, lobby economiche (ad es. degli armatori), polizia, esercito
e cittadini (nonché tra cittadini continentali e insulari).
(A questo indirizzo potete trovare una sintesi del libro “L’Odissea del debito, Le crisi finanziarie in Grecia dal 1821 a oggi” (In Edibus, 2015), di Alessandro Albanese Ginammi e Giampaolo Conte, dottorandi in Storia contemporanea e cultori della materia presso la cattedra di Storia economica di Roma Tre.)
(A questo indirizzo potete trovare una sintesi del libro “L’Odissea del debito, Le crisi finanziarie in Grecia dal 1821 a oggi” (In Edibus, 2015), di Alessandro Albanese Ginammi e Giampaolo Conte, dottorandi in Storia contemporanea e cultori della materia presso la cattedra di Storia economica di Roma Tre.)
Nessun governo in Grecia (come
d'altronde in Italia) ha fin'ora avuto un governo di ministri,
parlamentari e partiti tanto coraggiosi e disinteressati da sfiorare
il suicidio, da avere il coraggio di affrontare una riscrittura di
tali regole su basi più eque e adeguate al momento storico, esse si
sono sedimentate negli anni, proteggendo man mano questa o quella
parte della società più utile al mantenimento del potere da parte
del governo del momento.
Oggi Tsipras potrebbe avere questa
possibilità, se ha il fiuto politico e l'animo dello statista
disinteressato dovrebbe cogliere al volo la possibilità di fare una
riforma generale dello stato ellenico approfittando di un referendum
che, contro il suo parere formale, lo costringesse a restare
nell'euro. Se, approfittando di un forte mandato datogli da un
referendum, avesse la capacità di sferrare attacchi alle rendite di
posizione e ai vari gruppi di potere economico, burocratico e
militare in modo che le loro istanze conservatrici non si saldino
contro di lui e contro il suo progetto potrebbe essere il salvatore
dell'Europa come progetto.
Si tratterebbe fondamentalmente di
prendere misure capaci di eliminare rendite di posizione e di
semplificare in modo estremo la burocrazia, praticamente le stesse
cose che da anni sono necessarie in Italia e che nessun governo ha
mai avuto il coraggio di fare fino in fondo.
Se queste cose fossero realizzate da
Portogallo, Spagna, Italia e Grecia e se questi stati si impegnassero
per una analoga politica dell'Unione Europea, la vita quotidiana dei
cittadini europei sarebbe forse non “felice” ma assai più
semplice.
Il passo successivo dovrebbe essere,
oltre all'unificazione delle aliquote fiscali, una tassazione dei
derivati e dei future tale da riportarli alla mera funzione di
assicurazione originaria.
Se Tsipras riuscirà a rifondare i
rapporti economici e sociali della Grecia abbiamo speranza che ciò
possa succedere anche in Italia e negli altri paesi europei che ne
hanno maggiore necessità, forse allora l'Unione Europea avrà un
senso compiuto e le innumerevoli vittime delle guerre che devastarono
il continente potranno riposare in pace.
Cominciamo dunque a cercare quale sia
tra i soggetti politici italiani quello che potrebbe portare a
termine un simile progetto. Si accettano candidature.
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