Così siamo giunti a un compromesso,
tra le posizioni delle varie nazioni europee in merito alla
situazione greca.
Ognuno a casa propria, o meglio ai
propri elettori, cercherà di evidenziare quelle parti dell'accordo
che gli sembreranno più “digeribili” cercando al contempo di
sminuire l'importanza e il peso di quelle che potrebbero sembrare
contrarie agli interessi nazionali, o di quella parte dell'elettorato
cui fa riferimento il proprio partito.
Chissà se la negoziazione avrebbe
potuto avvenire in modo meno dirompente, se avrebbe potuto prestarsi
meno alle critiche, anche più che giustificate, che hanno coinvolto
e diviso partiti di governo e opposizione in buona parte d'Europa?
Di sicuro, a mio parere, il concetto di
democrazia e in particolare una delle sue espressioni più dirette,
il referendum, ne sono usciti sminuiti, la sua convocazione da parte
del governo Tsipras, con la richiesta del governo di esprimersi per
il no, ben avendo presente le scelte che la Grecia aveva davanti e la
storia del debito greco almeno degli ultimi 10 anni e quindi la
difficoltà che gli altri governi avrebbero avuto a far approvare dai
loro parlamenti, ammesso che lo volessero, condizioni di maggior
favore, ebbene dicevo questo referendum convocato improvvidamente, ha
posto le condizioni per una frantumazione del maggior partito di
governo, oltre che della sua maggioranza (in nome forse di un
plebiscito per il primo ministro greco? Ma tutto ciò sembra avere
più senso in un paese a vocazione dittatoriale che non in una
democrazia matura, o sono io che m'inganno?)
Mi piacerebbe sapere cosa si aspettava
Tsipras da questo referendum, forse qualcuno gli ha sussurrato
all'orecchio che, di fronte ad un plebiscito dei greci, i politici
d'Europa si sarebbero dimenticati dei propri elettori, della propria
opinione pubblica, dei partiti di opposizione dei propri paesi e
delle minoranze interne ai propri partiti?
Io non credo che se chiedessi a mia
moglie e ai miei figli l'autorizzazione ad avere una relazione con la
mia vicina di casa e loro mi autorizzassero, ciò comporterebbe che
la vicina e il marito siano d'accordo, eppure mi sembra sia ciò che
in Grecia hanno pensato ricorrendo al referendum.
Leggo spesso “autorevoli
commentatori” sui giornali che rimproverano la mancanza di visione
politica dei leader europei, essi rimproverano a questi un eccesso di
economicismo, vorrebbero un salto di qualità nella costruzione di
una Europa unita, si commuovono, e ci commuovono, citando le
sofferenze dei greci meno abbienti, l'aumento di mortalità infantile
e senile e altri non meno gravi problemi. Peccato che questi
autorevoli commentatori non traggano le conseguenze da queste loro
emozioni, a me sembra che dovrebbero avere il coraggio di reclamare
una rivoluzione che sovverta le basi delle nostre società con una
redistribuzione della ricchezza e delle risorse, altrimenti non si fa
altro che populismo, secondo il quale non bisogna curarsi
dell'economia di mercato, i danari basta stamparli e distribuirli a
chi ne ha bisogno, ma non è questo uno scenario inflazionistico che
potrebbe in poco divenire iper-inflazionistico? A cosa pensano in
Germania di fronte a una prospettiva del genere? Non forse
all'inflazione degli anni '30 del secolo passato e alle sue
conseguenze?
Non esiste altro modo per azzerare il
passato, e con esso debiti e crediti, che una rivoluzione, la forma
“civilizzata” di una rivoluzione economica si chiama fallimento o
default, chiamatelo come volete, quindi per favore siate conseguenti
cari “autorevoli commentatori”, quindi chiedete alla Grecia se i
suoi cittadini sono pronti a una rivoluzione o a un default con tutte
le conseguenze che queste scelte comportano.
Altrimenti chiedere ai cittadini
europei, che hanno faticosamente costruito patti sociali più o meno
coerenti, che hanno affrontato nel passato recente importanti
sacrifici, per evitare di dover ricorrere a rivoluzioni o fallimenti,
di fare altri sacrifici per un paese che, nel recente passato, si è
mostrato, diciamo prudentemente, “incauto” o “improvvido”
nella scelta dei suoi governanti e con poco senso
della collettività (vedi evasione
fiscale e economia sommersa) sarà cosa anche cristiana (porgi
l'altra guancia...) ma poco realistica.
Un ultimo appunto a quei politici che
sono corsi in Grecia a festeggiare il No al referendum, che si tratti
di persone con poco senso della realtà e più interessate a una
comparsata in televisione che a una risoluzione dei problemi della
Grecia e dell'Europa mi pare indiscutibile, alcuni, che si erano
fatti una qualche reputazione di credibilità, sono riusciti a
giocarsela con poche parole.
Avevo destinato il 2 per mille della
mia dichiarazione dei redditi a SEL, tanto per non darla a altri
partiti che mi sembrava ancor meno mi rappresentassero, a questo
punto mi sembra di aver fatto una scelta come l'ho fatta per l'8 per
mille, semplicemente destinandolo a chi ne avrebbe avuto meno,
infatti l'ho destinato all'Unione induista, ma solo per non darla ai
valdesi, come avevo fatto in passato, visto che fanno una pubblicità
invasiva, o allo stato che avrebbe potuto spenderlo in armamenti. Non
so cosa farò in futuro.
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