giovedì, settembre 03, 2015

La demagogia e la tassa sulla casa.




Il governo Renzi si sta rendendo ridicolo di fronte a tutti i coloro che ragionano e che sono interessati all'Italia, alla sua economia e al suo sviluppo.
A quanto pare Renzi ha con la realtà in cui vivono gli italiani lo stesso rapporto che aveva Berlusconi, un rapporto cioè mediato dalla televisione, dalle adunate di adoratori e dai talk show.
Nessuno di loro due ha dimestichezza con la vita quotidiana di un lavoratore o di un pensionato, fondamentalmente la platea a cui si dovrebbe rivolgere chi si occupa di tassazione sulla casa, ma quello che allarma di più è che, anche nell'entourage di entrambi, nessuno ha ugualmente tale dimestichezza o ha avuto il coraggio, o la riconosciuta autorevolezza, per opporsi alle demagogiche dichiarazioni di questa estate del premier.
Infatti a me sembra che tra le tasse che hanno una loro ragion d'essere quella sulla casa sia forse la principale, il suo destino infatti dovrebbe essere quello di finanziare gli enti locali, che alla casa forniscono i servizi che a quella casa attribuiscono il loro valore d'uso, tra questi servizi elenco brevemente: strade e marciapiedi e loro illuminazione, manutenzione e pulizia, mezzi pubblici di collegamento con scuole, ospedali e altri luoghi d'utilità, servizi di pubblica sicurezza e vigilanza.
Sarebbe quindi opportuno che la tassazione sulle case, anche quella sulla prima casa, fosse proporzionata alla disponibilità ed efficienza di tali servizi, oltre che alla superficie della casa.
Quindi una vera riforma dovrebbe riportare la tassazione sulla casa a tale importante funzione, da cui purtroppo è stata allontanata da troppi governi che hanno semplicemente pensato che essendo la casa difficilmente occultabile (su questo ci sarebbe tanto da dire in merito a catasti, uffici tavolari e ai vari uffici comunali che dovrebbero censirle e controllarne la congruità a piani regolatori ecc.) hanno fatto della casa il primo cespite a cui affidarsi per urgenze di bilancio.
Adesso Matteo Renzi si adombra per le critiche fatte da Corte dei Conti e istituzioni europee in merito alla sua abolizione, sembra proprio un bambino cui la mamma toglie il videogioco per andare a cena.
I saggi cambiano opinione di fronte a contestazioni ragionevoli e motivate, certo per farlo è necessario avere abbastanza sicurezza in sé stessi, nelle proprie forze e chiarezza di obiettivi cui mirare, tutte cose che evidentemente mancano al premier, purtroppo anche il governo e l'intero staff a quanto pare soffre dei medesimi difetti, o per lo meno nessuno di loro ha il coraggio di giocarsi il posto mettendo in discussione le affermazioni fatte da Matteo Renzi a proposito di tasse sulla casa e questo è ancora più triste, in quanto essi sono in qualche modo esponenti, sia pure di una parte soltanto, della classe dirigente disponibile al momento, evidentemente poco diversa nei fatti da quella che dei governi precedenti, quindi il problema che mi pongo è come rinnovare la classe dirigente? Si dice che la classe dirigente di un paese è l'espressione del paese, in questo caso temo che non abbiamo nessuna speranza, salvo una epidemia mortale che colpisca furbi e imbecilli.

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