venerdì, giugno 25, 2010

Come fregare i risparmiatori italiani tasse al 31,5% sui titoli di Stato della Spagna

Ho già accennato in precedenti post al problema della doppia tassazione dei titoli di stato della Spagna in Italia, la beffa prosegue.

Mi sono rivolto al Consolato di Spagna a Milano per sapere almeno a chi dovevo rivolgere la domanda per avere il rimborso della tassa spagnola essendo un non residente, ma mi hanno risposto che loro si occupano degli spagnoli non degli italiani. Evidentemente non rientra nei loro compiti la tutela del buon nome del paese, non si occupano di “pubbliche relazioni”, mi hanno cortesemente dato un pezzetto di carta con l’indirizzo del Ministero delle Finanze spagnolo a cui avrei dovuto rivolgermi, in spagnolo, per avere chiarimenti, oppure avrei potuto contattare un avvocato fiscalista in Spagna (per un centinaio di euro!), su mia insistenza mi hanno fornito, sullo retro dello stesso foglietto l’indirizzo email del Consolato d’Italia a Madrid.

Il Consolato d’Italia a Madrid mi ha risposto prontamente che loro non si occupano di questioni fiscali e mi hanno fornito l’URL del sito del Ministero delle Finanze spagnolo che, naturalmente, ha solo parziali verisoni in inglese, francese e tedesco (oltre che in gallego, catalano ecc.).

Ho avuto la soddisfazione di trovare conferma al fatto che la legge spagnola, oltre alla convenzione italo-spagnola contro la doppia imposizione fiscale, dice che i miei titoli, intestati a me, che non sono residente in Spagna, sono esenti dalla tassazione spagnola, anche se dovrei fornire ogni anno un certificato di residenza fiscale, ma non sono riuscito a capire a chi dovrei inviare tale certificato, anche ammesso che riesca a scoprire chi in Italia dovrebbe fornirmelo,

Intanto sono riuscito a prendere un appuntamento con l’Agenzia delle Entrate per metà Luglio, anche se la mia domanda non rientrava in nessuna delle casistiche per le quali era possibile prendere un appuntamento, chissà forse troverò qualcuno di buon cuore…

Per ora la morale mi sembra una sola l’Europa delle burocrazie è di là da venire, d’altronde come dare torto a questa gente, un Europa unita farebbe un sacco di disoccupati tra diplomatici e addetti vari.

Intanto rimane incotrovertibile il fatto che una banca come Webank (gruppo B.P.Milano) che vende a ignari clienti titoli siffatti, sapendo che non darà loro alcuna assistenza, non si comporta con loro come con dei clienti, ma come con dei “polli” da spennare.

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