Su "http://27esimaora.corriere.it/" Camilla Baresani esprime il suo
orgoglio per l'essere europea prendendo spunto dalla vicenda delle due
giovani donne tornate dalla Siria dopo mesi di prigionia, anche Roberto
Saviano e Natalia Aspesi hanno scritto su di loro, la più parte delle
cose scritte sono semplicemente a difesa delle due giovani contro il
linciaggio scritto e verbale sui diversi mezzi di comunicazione che pare
si sia scatenato contro di loro, scrivo "pare" in quanto io
evidentemente evito, consciamente o meno non so, di vedere e quindi di
leggere, articoli e opinioni carichi di odio insano, tutto ciò mi pare
condivisibile, ma in buona parte di questi interventi si da per
indifferente se si sia pagato o meno un riscatto e su questo io mi
permetto di avanzare qualche perplessità.
Probabilmente Saviano e
Baresani sono troppo giovani per ricordare la lunga e drammatica
stagione dei sequestri a scopo di estorsione che si estese per vari
decenni: 184 nella sola Sardegna (dagli anni '60 del secolo scorso) e
oltre 400 nel resto d'Italia (dagli anni '70); quanti furono in realtà è
impossibile sapere in quanto non pochi non furono denunciati e si
risolsero, in un modo o nell'altro, senza l'intervento delle forze
dell'ordine e della magistratura.
Chi, come me, ha una ventina
d'anni più di Saviano (che è nato nel 1979) ricorda periodi in cui
giungeva notizia di almeno un sequestro ogni quindici giorni, ricorda
che un buon numero di sequestrati non sopravvissero al sequestro, che
più d'uno venne restituito ai parenti un po' alla volta, che finanche
dei bambini vennero tenuti sequestrati per molti mesi in condizioni
pietose.
Chi ricorda le polemiche che ci furono quando venne
approvata la legge che prevedeva il blocco dei beni dei parenti dei
sequestrati?
Eppure quella misura diede un colpo forte
all'industria dei sequestri, certo insieme a progressi della tecnologia e
delle tecniche investigative, ma il deterrente della difficoltà di
trarre un utile fu essenziale per il rarefarsi estremo del fenomeno.
Quante
persone furono salvate da quel provvedimento non è dato sapere, ma
forse sarebbe il caso di non dimenticare il passato, qualcuno obietterà
che questo caso è diverso: la molla ideologico-politico-religiosa
diversa dal guadagno puro e semplice, ma i frequenti passaggi di
"proprietà" dei sequestrati da un gruppo all'altro, da una banda
all'altra, pare siano accertati in molti casi, se non la più parte.
Ovviamente
all'epoca in cui la misura del blocco dei beni fu varata i parenti si
sentirono violati e disperati e cercarono in ogni modo di aggirarla, i
giudici che dovettero applicarla a volte lo fecero con sofferenza, pure
lo fecero, e quella stagione passò.
Allora la sola cosa che io
contesto ai summenzionati giornalisti non è certo la letizia per la
liberazione delle due donne, ma il fatto di giudicare ininfluente il
pagare un riscatto per tale liberazione.
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