La tragedia della Norman Atlantic può
insegnare qualcosa anche a chi non era a bordo, io da molti anni ho
preso l'abitudine di fare viaggi per mare portandomi il salvagente
personale, nel caso di viaggi fuori dall'estate o in mari freddi
porto anche una muta subacquea. Quando ero più giovane, inoltre,
preferivo il passaggio ponte alla sistemazione in cabina, ora l'età
non me lo permette più, ma cerco comunque di stare all'aperto o
comunque nei ponti superiori per la più parte del tempo.
Fissazioni?
Può darsi, ma queste abitudini mi
sono venute dopo vari viaggi in mare, in cui ho visto le innumerevoli
mani di vernice che coprono carrucole, meccanismi vari e, non di
rado, anche tratti delle corde che permettono l'ammaraggio delle
scialuppe di salvataggio, ho visto la scarsa attenzione del personale
all'imbarco (una volta ad es. mi imbarcai da Bastia con un biglietto
per Livorno ed ebbi la sorpresa di arrivare a Genova, tanto erano
state chiare le indicazioni ai passeggeri) e ho avuto qualche
esperienza di scarsa professionalità del personale nel trattare i
passeggeri (aggressioni e minacce) ma inoltre e soprattutto, ho
verificato quanto facilmente un mare, quasi affettuoso nel suo
cullarsi, possa incapricciarsi del cielo e tentare di raggiungerlo in
un impeto folle.
In tante occasioni quando insegnavo mi
sono dovuto scontrare con la pigrizia, mentale e fattuale, di
colleghi e dirigenti nei confronti della prevenzione dei danni
evitabili in caso di emergenza (incendi, alluvioni, terremoti ecc);
le esercitazioni sui comportamenti da tenere in tali emergenze sono
viste e vissute dalla maggior parte del personale come adempimenti
formali, inutili seccature che interrompono le consolidate abitudini
in cui si riesce a muoversi anche in trance, in situazioni di questo
tipo la maggior parte dei dirigenti si eclissa, di solito hanno
incontri con alti dirigenti in altra sede.
La preparazione alla vita che la
scuola dovrebbe fornire non dovrebbe riguardare anche una
preparazione almeno generica a fronteggiare una emergenza?
Con l'aumento della popolazione
mondiale e l'aumento della concentrazione della popolazione nelle
metropoli le occasioni in cui ci troviamo a essere parte di una
folla sono sempre più frequenti, spesso si tratta di folle neutre
dal punto di vista emozionale o al peggio frettolose, in altre
occasioni si tratta di folle festose, concerti o altri spettacoli o
“eventi”, un altro caso tratto dalla cronaca di questi giorni ci
mostra come una folla festosa possa essere pericolosa, le decine di
morti durante il festeggiamento del Capodanno in Cina, forse per una
distribuzione di dollari falsi, sono esemplari, sia ben chiaro che
stiamo parlando di folle che non hanno paura.
Se poi, a qualcuno di voi, è capitato
di trovarsi in una folla presa dal panico sa quanto crollino la
capacità di discernimento e il senso etico della gran parte dei
componenti di tale folla.
A maggior ragione la scuola dovrebbe
aiutare i giovani a imparare a gestire le situazioni di pericolo
collettivo.
2 Gennaio 2015 Milano
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