venerdì, gennaio 02, 2015

Magdi Allam il 4 luglio 2006 sul Corriere della Sera
critica giustamente, credo, un certo nascondersi dei media nel commentare le notizie dal medio oriente, ma in questa condivisibile critica commette un errore che può sfuggire a una prima lettura frettolosa cito testualmente: “… i nostri media hanno addossato la responsabilità della nuova «spirale dell’odio» alla «invasione» e «occupazione» nonché al «massacro» imputato a Israele, nel momento in cui ha adottato le misure necessarie per salvare la vita del suo soldato.”
Se bombardare la popolazione civile viene considerato una “misura necessaria per salvare la vita al suo soldato” onde rendere invisi alla popolazione i militanti di Hesbollah e tagliare quella rete di complicità e protezione che ne rende possibile l’azione, chi ha memoria della lotta di resistenza in Italia sente un inquietante già vissuto: quando i massacri di civili nelle campagne italiane avvenivano con mezzi diversi, ma ugualmente "giustificati".
Questo tipo di problemi si pone ogni volta che un esercito regolare di uno stato si scontra con formazioni militari espressione invece di una frazione della popolazione. Purtroppo non mi vengono in mente soluzioni, che la storia abbia proposto a questi conflitti, diverse dalla capitolazione e dal ritiro dal territorio dell’esercito statale o dallo sterminio pressoché totale della popolazione contrapposta.
Quando due stati tramite i loro eserciti si scontrano la popolazione civile ha dovuto sempre patire per la sua vicinanza o interposizione tra i fronti, questo era sempre vero nelle antiche guerre di movimento con cavallerie e fanterie che si scontravano in campo aperto, le armate in movimento razziavano e uccidevano, stupravano e mutilavano; una breve pausa ci fu con l’affermarsi della guerra di trincea durante la prima guerra mondiale, ma subito la tecnologia bellica si incaricò di portare la morte nelle retrovie e più a fondo ancora nei centri nevralgici dello stato avversario: le città e le industrie che all’esercito nemico fornivano di che battersi.
Allora per piacere smettiamo di parlare di guerra come di uno scontro di eserciti, di uomini in armi, essa non è altro, oggi come sempre, che un massacro reciproco di popoli per tramite dei suoi boia, nobilitati da divise o meno, con una menzogna etica codificata o meno, con alibi religiosi o ideologici o meno.
Cosa ci dice la storia in specifico di conflitti come quello israelo-palestinese mai ufficialmente dichiarati? Che poche volte sono finiti con un accordo duraturo, mi sembra di poter dire, ma non sono uno storico, chi può mi smentisca.
Solo vorrei che smettessimo l’ipocrisia di dirci diversi dai nemici, di giustificare la nostra guerra con valori che poi smentiamo nella sua conduzione ogni giorno e non potrebbe essere altrimenti.
BdA

1 commento:

Anonimo ha detto...

Magdi Allam, sicuramente capace, ma mentre lo guardo e lo sento parlare, anche quando condivido una sua opinione, mi chiedo, perché! Perché ama così tanto la forza.